Ultimo aggiornamento il 18 gennaio 2016 alle 18:21
Un software “spione” per i dipendenti furbetti. Arriva in banca il whistleblowing
Ora anche in Italia i comportamenti illeciti potranno essere segnalati alla banca dagli stessi dipendenti. Ma la piattaforma di whistleblowing non garantisce ancora il pieno anonimato
Letteralmente “whistleblowing” significa “soffiare il fischietto”, ed è una pratica diffusa da tempo nel mondo anglosassone. Fischietto che, dopo l’introduzione in Italia negli uffici della Pubblica amministrazione e dell’Agenzia delle Entrate, anche il sistema bancario ha adottato il whistleblowing, ovvero un software che viene dato in dotazione ai dipendenti per segnalare eventuali condotte scorrette.
L’arrivo è stato determinato dall’introduzione della direttiva Ue dello scorso giugno e dall’adozione del testo della Banca d’Italia che introduce «i sistemi interni di segnalazione delle violazioni». E dalla scorsa estate ad oggi è stato un boom: secondo i dati forniti da Unione Fiduciaria, che lavora al fianco delle banche nella gestione di sistemi informativi, dal lancio del prodotto (ottobre) ad oggi ben 60 mila dipendenti delle banche del Paese hanno la possibilità di utilizzare questo software.
La nuova piattaforma software per legge dovrà essere messa a disposizione del personale, che potrà accedervi per segnalare solo eventuali irregolarità nella gestione dei rapporti finanziari. Però la piattaforma italiana non prevede, almeno per ora, l’anonimato.
Tra gli addetti ai lavori, peraltro, c’è chi esprime anche delle riserve sul whistleblowing. Infatti, il nuovo sistema potrebbe rischiare di diventare anche un’arma di rivalsa o vendetta nei confronti di colleghi poco graditi.