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Un’app per comprare un’opera d’arte (da Warhol a Haring) via app. Francesco Boni Guinicelli e Fabrizio D’Aloia, sono i cofounder di ArtSquare, la startup italo-londinese che consente a tutti di diventare proprietari di un’opera d’arte, attraverso la tokenizzazione. La startup impiega 10 persone tra Londra (dove è il management) e l’Italia (dove opera il team di sviluppo) e ha raccolto mezzo milione di sterline.

«L’arte è una delle industries internazionale per natura, che è in grado di connettere il mondo», ci spiega Francesco, che abbiamo raggiunto per farci raccontare di più sulla startup.

Smart Contract dell’arte

Francesco ha trovato fortuna a Londra, prima della sua avventura in ArtSquare, era impiegato in un venture capital, Toucan Ventures (ci investe la famiglia Windsor e la famiglia Al-Fayed, ndr). A Londra conosce Fabrizio D’Aloia, imprenditore navigato nel mondo del gaming, è il fondatore di Microgame, azienda quotata in Borsa.

Diventano amici e sono entrambi interessati allo studio della blockchain, applicata al mondo dell’arte. «Le gallerie d’arte sono considerate posti esclusivi e di elite. La blockchain rappresenta per noi lo strumento più adatto per democratizzarle».

Dal loro incontro nasce ArtSquare, che permette a chiunque di acquistare tramite app un pezzo di un’opera d’arte e di poter guadagnare, con la stessa logica con cui gli investitori comprano quote di un’azienda. 

«Quello che facciamo è creare dei contratti di multiproprietà attraverso gli smart contract sulla blockchain di Ethereum. La multiproprietà consente alle persone di diventare proprietarie di un’opera d’arte in condivisione e di averne dei ritorni».

Mezzo milione di sterline di finanziamento

Kiku Warhol

 

Listate ad oggi ci sono opere con artisti come Andy Warhol, Keith Haring e Alighiero Boetti, per un valore complessivo di 100mila euro. 

La startup ha raccolto un round di mezzo milione di pound con un business angel asiatico, che li ha contattati dopo che la startup ha ottenuto un premio a Malta, come migliore startup blockchain nel mondo dell’arte.

Il business angel ha creduto nel progetto e nel modello di business della startup che guadagna una percentuale su ogni transazione e poi una fee sulle sottoscrizioni di chi vuole accedere al mercato secondario, per rivendere le sue quote e guadagnare subito liquidità. 

«Offriamo così un servizio alle gallerie d’arte, mettendo in contatto domanda e offerta e avviciniamo all’arte i collezionisti del futuro, millennial, generazione z e possessori di criptovalute».

Il Covid 19 che abbatte le resistenze

Londra è la capitale dell’arte in Europa. Christie’s e Sotheby’s hanno sede nella capitale inglese. Malgrado, la città sia incline alle innovazioni nel mondo dell’arte, vedi le membership per i musei, ha riscontrato ancora tanta resistenza all’introduzione di novità:

«Poi è arrivato il Covid 19. Le gallerie hanno smesso di vendere durante il lockdown e l’attenzione verso soluzioni come la nostra è aumentata. Solo durante la chiusura, le visite al nostro sito sono aumentate del 300%».

Per aumentare il coinvolgimento degli utenti, il team sta rilasciando una nuova feature, che premierà, con un meccanismo di gamification, gli utenti che sono stati più attivi sull’app avranno in omaggio dei coin, che potranno usare per vincere membership in musei oppure vincere la possibilità di visitare una galleria d’arte e incontrare il loro artista preferito.

Un rapporto strategico con il capitale

Francesco si è trovato nella posizione di investitore e oggi di startupper. Dalle sue esperienze ha imparato quanto il rapporto con il capitale per una startup debba essere strategico:

«Una startup deve cercare un investitore che porti oltre al capitale, competenze e connessioni. Avere solo il capitale senza un vero rapporto sinergico con gli investitori, non porta a fare tanta strada. Quando il venture capital è interessato al tuo successo, allora aumenteranno le tue chance di ottenerlo».