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«In Italia uno startupper fatica tanto a ottenere seed tra 300 e 500mila euro», spiega Gennaro Tesone, già managing partner di Digital Magics, che ha dato vita Step Venture, una nuova investment company che ambisce a sbarcare sul MIV. Acronimo di Mercato degli Investment Vehicles, è il mercato di riferimento per la quotazione in Borsa di fondi e veicoli societari che investono nell’economia reale: «Il nostro obiettivo è di finanziare oltre 50 startup nel digital nei primi anni, ognuna con investimenti tra i 300mila ed i 500mila euro. La quotazione consentirà agli investitori di avere la stabilità per lavorare meglio sul loro portafoglio», continua Tesone che ha strutturato il progetto con un team di imprenditori ed esperti di innovazione, tra cui Fabrizio Merola, il Ceo, e Antonio Prigiobbo, già founder di NaStartup, che avrà il ruolo di responsabile della comunicazione.

L’idea di Step Venture è stata presentata la scorsa settimana, all’interno dell’evento promosso da Borsa Italiana, dal titolo “Fondi di Investimento Alternativi: MIV, il Mercato per i veicoli che investono in Economia Reale”: «Siamo nella fase di dialogo con gli investitori istituzionali, il primo obiettivo del nostro lavoro. Dopodiché andremo alla ricerca di startup sul mercato con una valutazione pre money inferiore ai cinque milioni», continua Tesone.

La quotazione al MIV

L’ambizione di Step Venture è di proporre un modello di investment company innovativo. A differenza dei fondi per startup oggi sul mercato, Step Venture è il primo fondo a capitale permanente: «A differenza degli altri fondi che hanno un ciclo di vita e poi chiudono, Step Venture non dovrà liquidare il capitale, e magari essere anche costretto a vendere, alla fine del periodo di gestione. Il nostro fondo è una investment company a capitale permanente, quindi venderemo solo quando conviene».

Tesone racconta, inoltre, che la quotazione in Borsa al MIV va a configurarsi come un altro beneficio per gli investitori: «Potranno così vendere più agevolmente le loro quote e guadagnare dal loro investimento, per definizione essendo quotato. Certo, dovranno attendere comunque i tempi che in genere le startup digital hanno per ritornare nell’investimento, in genere non inferiori ai tre anni».

Step Fund, modello misto tra incubatore e fondo

Step Venture introduce poi anche un’altra novità, la figura di partner, manager esperti di diversi settori (dall’elettronica, al credito, fino al design…) che seguiranno le startup con l’incentivo di ottenere un “pezzo in più del premio”:

«Dalla mia esperienza ho notato che se dai 500mila euro a uno startupper, devi seguirlo. I fondi che fanno investimenti milionari, in genere, piazzano dei loro uomini nei consigli di amministrazioni per avere più controllo. Noi con gli esperti accompagneremo le startup in un modello misto tra incubatore e fondo».

Step Venture si metterà subito alla ricerca di startup già strutturate, che hanno già aperto il capitale a terzi, che sono alla ricerca di denaro per consolidare la loro presenza sul mercato italiano e/o estero:

La investment company metterà il 70% del capitale raccolto in startup italiane, mentre per la parte restante cercherà fortuna in progetti all’estero.

L’importanza del pivoting

Fondatore nel 2012 con Domenico Soriano di Digital Magics Napoli, Tesone ci racconta un errore che ancora blocca tanti startupper: «Molti hanno l’incapacità di reagire nel modo giusto alle critiche e credono ciecamente alla loro idee. Si comportano come chi ottiene più prove sull’infedeltà della sua compagna o del suo compagno, è continua a negare la realtà Il limite tra la tenacia è l’ottusità può essere molto sottile».

Saper cambiare idea è un valore per Step Venture che è alla ricerca proprio di startupper che hanno avuto la capacità di fare pivoting

«Chi fa pivoting ha un bagaglio di esperienze molto interessante. Non è fallito, e in Italia nessuno perdona il fallimento, ma ha saputo comprendere i suoi limiti e mettere in discussione le sue idee. Chi fa pivoting ha perso la “saccenza” che contraddistingue molti startupper che si sentono delle divinità solo perché hanno raccolto soldi».