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Nonostante il gran parlare sulla rivoluzione mobile e il suo potenziale impatto su transazioni e banche, l’unico vero successo di massa di cui sono a conoscenza è M-Pesa (servizio di trasferimento di denaro attraverso i telefoni cellulari, ndr), in Kenia. Molto è stato scritto su questo servizio, (un esempio qui), perciò non la farò lunga ripetendo ciò che potete trovare in giro. Gli ultimi numeri meritano attenzione: il 60% degli adulti del Paese lo usa, e quasi il 50% del Pil del Kenya passa da questo canale, che neanche esisteva appena due Mondiali fa. Incredibile. (Qui c’è un recente pezzo dell’Economist, non granché profondo, sulla disruption nell’industria dei pagamenti mobili, con dentro anche alcuni numeri di M-Pesa).

Di sicuro questo mega-miracolo viaggerà oltre i confini nazionali, giusto? Piccole sacche di successo sono state documentate altrove – senza dubbio. E ci sono molti esempi di guadagni individuali per famiglie e imprese in Paesi dove programmi di mobile money esistono ma non sono ancora stati scalati.

Tuttavia, molti evangelisti in questo campo fanno intendere che l’impatto del mobile money sulle masse sia una conclusione scontata, lasciando intendere che sarà come una marea montante capace di sollevare tutte le barche. Il fatto che quest’innalzamento rimanga teorico viene messo come tra parentesi: un problema tecnico che verrà risolto nelle prossime settimane. A volte mi chiedo se le tantissime conferenze a cinque stelle sul mobile tech e il suo potenziale non si siano dimostrate finora più lucrative delle stesse imprese di mobile money, facendo ben poco a sostegno della prosperità di chi non ha assistito alla conferenza (questo è il momento buono per ricordare che ho consumato la mia buona dose di questa particolare varietà di dolciume tecnofilo. Non mi scuserò per l’ottimismo, ma le prove della realtà hanno un valore inestimabile. Fortunatamente ora abbiamo la serie Hbo “Silicon Valley”, che smonta alla grande l’iperbole da “cambiamo il mondo”, e dovrebbe essere a portata di mano in ogni evento tech in cui si loda il prossimo game-changer).

Nulla di tutto ciò è per suggerire che l’oro alla base della corsa di oggi non ci sia. Secondo le stime, tra i 2 e i 2,5 miliardi di adulti nel mondo non hanno conti in banca. La possibilità di raggiungerli – spingerli dentro l’economia formale – è allettante per il business e potrebbe essere smisuratamente utile nella battaglia contro la povertà. Ma ogni anno che passa senza un altro mega-successo come M-Pesa rinforza un po’ più l’idea che il Kenia sia un caso limite.

Spero di no. In parte perché provo a leggere, o almeno a scorrere, annunci e mail (non richieste) spedite da imprenditori che presentano startup di mobile money. L’ultima a farsi strada nella mia posta in arrivo si chiama Juntos. A uno stadio così iniziale, è impossibile sapere se l’azienda poggia su meccanismi interni importanti o ha soltanto un esterno patinato. Ma un paio di idee nel testo che ho ricevuto meritano attenzione.

Invece di puntare a persone che non hanno mai avuto denaro in banca, l’azienda cerca clienti che potrebbero avere avuto, o hanno ancora un conto in banca, ma per qualche ragione l’hanno lasciato dormiente. L’inattività è un male per tutti. Dal lato del mercato, può asfissiare il ricavo potenziale che banche, telco e altri vedono nella gran massa di clienti al fondo della piramide. Dal lato dello sviluppo economico, i conti appena aperti danno la falsa impressione che le famiglie facciano progressi verso la stabilità finanziaria (mettendo il denaro da parte in qualche posto che non sia sotto il materasso), quando invece sono vulnerabili quanto lo erano prima di aprire il conto, per la semplice ragione che non lo usano.

Trattare l’inattività è un problema distinto – e molto più difficile – che non produrre strumenti bancari per dispositivi mobili. Ben al di là dell’ingegneria e delle sfide regolatorie legate al lancio del mobile banking, Juntos vuole alterare drammaticamente il comportamento umano. Buona fortuna. Tuttavia potrebbe non essere così assurdo.  Apple, M-Pesa, Uber, Airbnb – grandi prodotti possono svolgere questo tipo di cambiamento profondo. Ma è una scommessa enorme.

Altro interessante punto di discussione: Juntos vuole trasformare il telefonino in uno sportellista (niente di nuovo) e in un consulente assicurativo (nuovo, o nuovista, finché i consumatori non ignoreranno quello consulente digitale, un po’ come fanno con quello umano). In un progetto pilota di 3 mesi portato avanti di recente in Colombia con 40mila clienti, la banca partner ha misurato in incremento del 32% del tasso dei cosiddetti clienti attivi, e un balzo del 50% nei saldi dei conti correnti monitorati con un gruppo di controllo. Sono numeri convincenti, e sono curioso di vedere se si riveleranno un colpo di fortuna, o se davvero Juntos con  questa funzione di consulenza ha per le mani qualcosa di grosso.

A molti chilometri di distanza dalla Colombia, nelle Filippine, il gruppo di aiuto internazionale Mercy Corps stra provando a fondere aiuto umanitario e inclusione finanziaria nella Hayan del dopo-uragano, con l’aiuto dell’acclamata marca di design Ideo. L’obiettivo del progetto è di impegnare i telefonini non soltanto come mezzo per far arrivare soldi alla gente, ma di potenziarli per costruire più stabilità finanziaria di lungo termine. Vi sarà difficile trovare un posto con un bisogno più grande di servizi finanziari e di pagamenti mobili delle Filippine, un Paese di circa 7000 isole. Per saperne di più su questo bel progetto cliccate qui.

E lasciate commenti per me se volete suggerirmi qualche programma da conoscere. La tecnologia che toglierà a M-Pesa lo scettro di maggior successo del mobile money potrebbe essere già in giro, pronta a diventare grande.

Portland, 12 giugno 2014
DAVID WOLMAN

(traduzione di Francesco Riccardi)