firma email wapp 3

Al Mobile World Congress di Barcellona PayPal è stato uno dei due protagonisti, l’altro è Samsung, di uno degli annunci più dirompenti per il settore dei pagamenti: l’autenticazione tramite impronta digitale per far partire le transazioni. Di questo e delle altre novità nel cantiere di Palo Alto abbiamo parlato con Angelo Meregalli, country manager italiano di PayPal.

Durante tutti i principali convegni sul tema del futuro della moneta a un certo punto si arriva a parlare della minaccia PayPal. Perché fate così paura?

Anche io me lo domando perché non siamo una minaccia. Siamo un network di pagamenti presente oramai in 193 mercati con 26 valute accettate nel mondo, che in ognuno dei Paesi dove è presente ma soprattutto in Italia ha adottato una strategia collaborativa: vogliamo porci come partner e non come rivali e lo testimoniano le partnership che abbiamo con banche come Mediolanum con il prodotto Send Money e la recentissima collaborazione con Banca Intesa. Infatti il 21 febbraio 2014  PayPal si è aggiunto ai sistemi di pagamento accettati da MonetaWeb, la piattaforma di Setefi (gruppo Intesa Sanpaolo) che gestisce gli incassi per imprese e professionisti attivi nell’e-commerce. I clienti di MonetaWeb che usano PayPal potranno usufruire di questa modalità di pagamento senza alcun costo di integrazione e di gestione.

Voi invece di chi avete paura? L’idea che banche possano unire le proprie forze, consorziandosi come già avviene in altri paesi, vi spaventa?

Ho sempre pensato alla concorrenza come ad un qualcosa di salutare: il consumatore finale sicuramente ne beneficia, ma anche le aziende che hanno uno stimolo per migliorare continuamente le loro offerte e i loro prodotti. Nel nostro settore in particolare stiamo tutti beneficiando di una maggiore concorrenza. Faccio 2 esempi: il grande annuncio di Google di un Wallet poteva essere visto da molti come una grande minaccia date le potenzialità del gigante. Eppure Google non ha avuto successo e noi del settore ne abbiamo tratto learning importanti. Innanzitutto che ci vogliono competenze del settore dei pagamenti come risk management e gestione delle frodi. PayPal le ha da sempre e così ha continuato a puntare su queste sue forze. Altri hanno compreso che senza queste competenze c’è il rischio di farsi male in questo settore così complesso. Ma noi di PayPal in quel periodo storico abbiamo soprattutto capito l’importanza di generare un ecosistema. Così è nato il nostro sistema (API) che rende possibile agli esercenti un’integrazione semplice con i nostri sistemi.

Parlando di ecosistema, spesso vengono contrapposti un modello chiuso e un modello aperto. PayPal quale sta sposando e perché?

Su questo ho una visione molto precisa. PayPal è una piattaforma chiusa ma che si muove con una logica open-source. È indicativo a tal proposito il fatto che a San José abbiamo da poco assunto un head of open source. Sappiamo che l’innovazione sarà generata anche da chi è esterno alla nostra azienda e non possiamo permetterci di non intercettarla. Tuttavia restiamo chiusi nel senso che vogliamo vedere e gestire end-to-end la transazione perché ciò la rende sicura (in questo aspetto siamo un caso unico nel risk management). Se poi parlando di ecosistema aperto ci si riferisce a quello che si sta costituendo attorno alla tecnologia NFC allora sì sono scettico, perché non mi è per nulla ovvio come questo funzionerà.

Dunque è vero che scommettereste di più sul futuro dei bitcoin piuttosto che dell’NFC?

Noi siamo californiani e in Usa c’è PayPal Beacon che permette molte più cose e ci sono molti più vantaggi soprattutto per l’esercente: si tratta di un piccolo device che collega il POS dell’esercente all’App del consumatore grazie alla tecnologia Bluetooth Low Energy che è già disponibile su tutti gli smartphone, anche iPhone che invece al momento non supporta la tecnologia NFC. Sempre nel mondo fisico ci stiamo focalizzando su tecnologie a basso costo come il QR CODE. Dunque sull’NFC la risposta è no, non ci crediamo. Siamo agnostici dal punto di vista tecnologico e non abbiamo mai voluto scommettere su una sola tecnologia. Sui Bitcoin invece c’è da capire ancora molto. Per primi i regolatori dovrebbero farsi un’idea su come e se intervenire. È un trend interessante, un fenomeno da osservare ma nulla più al momento per PayPal.

SmartMoney sostiene un’idea precisa: saranno le startup a rivoluzionare il mondo della monetica. La condividete?

Condivido che oggi l’innovazione disruptive può essere solo legata alle startup proprio per la loro natura flessibile e per il loro spirito. Anche per questo PayPal ha lanciato BluePrint, programma rivolto alle startup per aiutarle a far crescere il proprio business sul mercato internazionale. Crediamo che le startup siano il futuro e per questo come uno dei servizi di pagamenti online più affermati al mondo intendiamo fornire agli startupper tutti gli strumenti necessari per gestire con successo la nuova generazione di aziende mobile e web. Paypal si sente in parte ancora una startup nello spirito approccio e nella sua incessante voglia di guardare oltre (ad esempio adesso la nostra grande sfida è il mondo fisico). Ma ormai siamo una realtà aziendale solida e affermata, con competenze chiave e in parte uniche lato risk management.

Conosce qualche startup sulla quale punterebbe?

Ce ne sono molte meritevoli di attenzione, noi stessi oltre a sostenerle procediamo ad acquisire quelle di valore, ad esempio lo scorso anno abbiamo acquisito BrainTree, grazie alla quale siamo in grado di fornire soluzioni di pagamento facilmente utilizzabili e integrabili. Oggi anche le grandi aziende devono capire che è una grande opportunità far tesoro di quel valore e di quella innovazione che viene generato fuori dalla propria organizzazione. Da qualche anno quando si parla di innovazione nei pagamenti PayPal è sempre protagonista. Recentissima è la notizia di un accordo con Samsung che permetterà ai possessori degli orologi intelligenti Gear 2 di pagare utilizzando l’app presente sul dispositivo. Altri attori invece arrancano e stanno perdendo terreno…

Qual è il vostro fattore di differenziazione e successo?

Le banche spesso sono più lente ma credo che resteranno centrali nel mondo dei pagamenti se pian piano sapranno reinvestarsi. La forza di PayPal è il suo essere omnichannel. Lavoriamo con il cloud e permettiamo così il pagamento anche tramite orologi smart, TV, mobile. Possiamo farlo perché abbiamo scelto di ruotare attorno al cliente e non attorno ad una tecnologia.

Un altro tema che ci sta a cuore è quello della digital ID. Quanto e come si lega al tema dei pagamenti?

Condivido che anche l’esigenza di disporre di strumenti per l’identificazione certa degli individui sia nel mondo fisico che in quello virtuale è sempre più sentita. Il concetto dell’identità digitale si evolverà per includere la possibilità di esprimere tutte le varie interazioni umane in cui venga coinvolta l’identità personale. Tale evoluzione sarà guidata da fattori economici, politici e sociali. È un tema molto ampio e complesso ma estremamente interessante che va affrontato non a livello di singola azienda ma come sistema-Paese, cosa che in parte è già venuta con l’Agenda Digitale grazie a professionisti come Caio. Perché identità digitale pienamente realizzata anche sul lato pubblico vuol dire avviare una rivoluzione vera e una accelerazione per l’innovazione dell’intero Paese.

Quali strategie userete per acquisire nuovi clienti (oggi circa 4 milioni) e continuare a innovare?

Non abbiamo fino a oggi mai realizzato uno spot tv perché abbiamo ritenuto che il modo migliore per spiegare chi siamo ai nostri utenti vecchi e nuovi non passasse dai canali tradizionali ma attraverso la rete e i canali digitali. Siamo una società digital, e crediamo in questo mondo… Cosa pensiamo di fare in Italia? Vogliamo raggiungere anche il mondo fisico con l’entusiasmo e lo spirito propri di una startup. Questo forse implicherà anche un cambio nella strategia di comunicazione perché intraprendere questa strada vuol dire andare anche farsi conoscere da utenti che più raramente sono online, quindi potremmo pensare di usare media anche tradizionali. Noi abbiamo come asset fondamentale quello del brand che è un nostro punto di forza ed ha un valore assolutamente da preservare a prescindere da come decideremo di veicolarlo. Inoltre pensiamo a servizi in grado di connettere il mondo fisico offline con l’online come la geolocalizzazione, il QR, le tecnologie check in e così via. Cercheremo di essere “ovunque” per permettere al consumatore di pagare davvero “ovunque” desideri.