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Bitcoin avrà un futuro? Ce lo si chiede con cadenza settimanale da più di un anno. Almeno dal febbraio del 2014, per individuare il momento in cui il termine ha iniziato a circolare in modo massiccio, quando il crollo dell’exchange MtGox ha imposto una serie di analisi e riflessioni su un settore tanto in crescita quanto instabile. Adesso la domanda è: che tipo di futuro avrà Bitcoin? La sopravvivenza della critpomoneta e della tecnologia a essa sottostante non sono infatti più in discussione. Colossi del sistema bancario tradizionale come Goldman Sachs, che ha appena investito 50 milioni di dollari in Circle, stanno manifestando un interesse concreto e startup come Bitcoin 21 rastrellano fondi per 116 milioni con la promessa di sfruttare il sistema Bitcoin nel campo dell’Internet of things. Una prima risposta, coerente e vicina alla missione originale, c’è già: trasferimenti di denaro internazionali, andando a sfidare i colossi Wester Union e MoneyGram e startup come WorldRemit o TransferWise.

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Commissione fissa del 4%

È il caso di Romit, software in grado di inviare somme da un Paese all’altro in pochi secondo e con una commissione del 4%. A svilupparlo un marchio noto a chi mastica Bitcoin: Robocoin, società partita del 2013 con l’intenzione di diffondere i bancomat per gli scambi fisici fra valute vere e proprie e criptomonete. I risultati non hanno rispettato le attese e Romit arriva per aggiustare il tiro. “Siamo attivi già in 18 Paesi”, spiega a SmartMoney Federico Pecoraro, amministratore delegato di Robocoin Italia. La casa madre, situata a Las Vegas, punta molto sull’asse Italia-Romania: “Circolano un miliardo e 66 milioni di euro all’anno fa i due Paesi, in Italia abbiamo un milione e 200mila rumeni”, prosegue Pecoraro. Cosa dovranno e potranno fare con Romit? Come detto, si entra a gamba tesa sulle commissioni anche superiori al 20% degli operatori tradizionali.

Soldi via smartphone

Previa creazione di un portafoglio digitale, chi deve spedire il denaro non ha che da inserirlo fisicamente in uno dei bancomat Robocoin o consegnarlo a persone o strutture dotate di computer con il software Romit – bar, tabaccai, ecc – e da inserire il numero di telefono del destinatario. La persona in attesa della somma deve a sua volta recarsi a un bancomat o in un esercente affiliato per riceverla nella valuta del Paese in cui si trova. Durante il tragitto virtuale il denaro viene convertito in bitcoin, per poi essere ritirato e prelevato nella forma più tradizionale. Per l’utente, dunque, non si tratta di un’operazione diversa da quella di Western Union e simili: non percepisce l’entrata in gioco della criptomoneta o della sua tecnologia. Gode soltanto della più bassa commissione che garantiscono. L’esercente coinvolto ottiene il 40% del 4% applicato da Romit. La prima transazione, come ha annunciato con orgoglio su Twitter il Ceo Jordan Kelley, risale al 25 aprile.

Centinaia di esercenti entro fine anno

In Italia i 3 bancomat Robocoin si trovano a Milano, Roma e Firenze. A fare la differenza saranno però gli esercenti affiliati, del cui arruolamento si sta occupando Pecoraro. L’intenzione, come ha dichiarato Kelley a Techcrunch, è di raggiungere “centinaia di punti d’accesso entro la fine del 2015”. Come chiosa la testata americana, però, “non aspettatevi di poter mandare in tempi brevi denaro alla zia Matilde nella selvaggia Toscana”: c’è ancora un po’ di strada da fare, ma una delle nuove direzioni di Bitcoin sembra definitivamente intrapresa.