firma email wapp 3

Schermata 2014-06-06 alle 11.50.20

Il tempo è denaro, come si suol dire. E in un momento particolare come questo per le tasche delle persone Karim Varini e Gabriele Donati, con la loro startup fin-tech, hanno rispolverato l’idea della banca del tempo. Il concetto in sé non è nuovo, innovativo è l’approccio con cui i due, classe 72 e 74, che hanno deciso nell’estate del 2011 di creare una piattaforma globale che permettesse agli utenti di offrire e ottenere servizi basati sulle capacità e i talenti specifici di ognuno. Chi offre un servizio viene “pagato” in ore da poter riutilizzare per riceverne un altro.

 

Nell’aprile 2012 è nata la prima versione di Timerepublik e nel 2013 le porte del sito sono state aperte a tutti in italiano, inglese, spagnolo, portoghese e russo. Oggi la piattaforma “è utilizzata da 15mila utenti e i servizi offerti sono 40mila da 80 paesi”, spiega a SmartMoney  Varini. I paesi più attivi sono “l’Italia, con 5mila iscritti, il Brasile, gli Stati Uniti e la Spagna”. Un risultato sicuramente incoraggiante a un anno dal debutto, ma, se è vero che è il tempo è denaro, con una startup non si può non parlare di soldi (veri) e modello di business. Anche perché Timerepublik, che lavora a cavallo fra la Svizzera e l’Italia e ha sede a Lugano, ha costi annuali di gestione della piattaforma e sostentamento della società in cui lavorano a tempo pieno 3 sviluppatori, altri 5 dipendenti e che si appoggia al lavoro di 35 community manager pari a 200mila euro.

unnamedKarim Varini e Gabriele Donati, co-fondatori di Timerepublik

Varini e Donati sono partiti e proseguono tutt’ora con due finanziamenti da 200mila euro, nel 2012, e 250mila nel 2013. La sostenibilità finanziaria è in calendario fra il 2015 e il 2016, con l’auspicio di chiudere entro il prossimo autunno per un’ulteriore iniezione da mezzo milione di euro. Per ora, quindi, non c’è ancora (per poco) alcuna entrata a fronte di un flusso di scambi pensato per dare una visione di moneta alternativa a quella classica. Il tempo, appunto.

In realtà Varini ha le idee abbastanza chiare e sta già discutendo la sottoscrizione di contratti con alcune aziende. Con due, di cui non rivela i nomi, i colloqui sono molto avanzati: “Stiamo parlando di realtà con migliaia di dipendenti, da 6mila in su, a cui bisogna aggiungere anche le famiglie e i pensionati. Si arriva a un potenziale di 40mila persone”. La startup vuole convincere le società ad adottare una piattaforma tecnologica sulla base di Timerepublik per aiutare la comunità interna ed esterna all’azienda a condividere tempo ed esperienze e a conoscersi. Non solo, Varini fa notare come possa essere utile per una realtà scoprire che un impiegato assunto per una mansione sia particolarmente ferrato in un altro campo. Questo particolare aspetto, che si basa sulle valutazioni fatte da chi riceve un servizio, apre le porte anche a un altro modello potenziale di monetizzazione: l’Adecco, o analoghi, della situazione potrebbe aver interesse a pescare fra la mole di dati di Timerepublik per ottenere informazioni preziose per la selezione di talenti. Quello dell’analisi dei dati è fra l’altro il fattore che distingue una piattaforma come Timerepublik da una soluzione interna che una qualsiasi azienda potrebbe adottare per mettere in contatto i suoi dipendenti, a partire dalla classica bacheca con i post it all’entrata. Varini e Donati hanno messo in piedi qualcosa di più strutturato che a lungo termine potrebbe trasformare il tempo come moneta alternativa in una moneta più che reale per loro e per la loro società.